Calendario pascoliano

PolifonicoMonteforte – Calendario pascoliano

«E cielo e terra si mostrò qual era»

«E cielo e terra si mostrò qual era» è un percorso poetico-musicale scandito dal trascorrere delle stagioni.
Il contenuto poetico è tratto dall’opera Myricae di Giovanni Pascoli.
Le liriche ruotano intorno a tematiche agresti. «Sono frulli d’uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane», dice lo stesso poeta.
La selezione poetica è ordinata nel tempo. Dodici poesie, ciascuna delle quali associata ad un mese dell’anno. In alcuni casi il nome del mese è esplicitato nel titolo della poesia (Canzone d’Aprile, Sera d’Ottobre, Novembre). Altrimenti si è scelto di collocare un testo in un mese ritenuto temporalmente, ma alquanto arbitrariamente, più affine (Nevicata a gennaio, Viole d’inverno a febbraio, e così via).

Il piccolo, umile e mitizzato mondo bucolico, che prende forma in questo apocrifo calendario pascoliano, è carico di significati simbolici. La “lettura musicale” delle poesie si propone di superare la soglia del bozzettismo. Come si dice nel titolo, insomma: «E cielo e terra si mostrò qual era». Scoprire la sostanza delle cose, accedere al mistero che avvolge la vicenda tragica dell’uomo, attraverso i segni della natura.

«Cerco sempre di intonare le mie liriche come se dovessero essere cantate…», confidava Giovanni Pascoli ad un’amica. Il canto quindi è in grado di esprimere oltre la recitazione.
Il compositore alle prese con la trasposizione musicale dei testi poetici di Giovanni Pascoli non compie un’opera di invenzione, ma di svelamento. Mi spiego. Il flusso poetico del verso pascoliamo scorre in un “alveo fonico” già predisposto al canto. Non è solo questione di rime e di regolarità di accentuazioni metriche. C’è una complessa “sinfonia verbale” di suoni ed echi, che alcuni critici hanno definito fonosimbolismo. C’è una “corrente sotterranea” di assonanze, consonanze, ripetizioni, onomatopee, che alludono alla corrispondenza tra il respiro poetico e quello musicale. Il giovane Pier Paolo Pasolini chiamava «musica delle parole» il poetare pascoliano.

La mutevole ed infinita polifonia del mondo evocata nelle Myricae viene parafrasata da un collettivo vocale. Non è una voce solitaria che narra, ma quella di un coro.
L’espressione corale estende la tragicità della della vicenda del singolo individuo alla dimensione universale dell’umanità. È ciò – se si vuole – conforta.

Mauro Zuccante



“E cielo e terra si mostrò qual era…” – Calendario pascoliano
musica: Mauro Zuccante, recitazione: Elena Dal Cerè
PolifonicoMonteforte
live, Soave, 7 settembre 2013