Ninne Nanne

Le Ninne Nanne

[Una raccolta di post pubblicati dal 21-02-09 al 17-06-09]

ninnaConCane
bimboDorme


ascolta:


M. Zuccante, “Fatte la ninna”, I Musici Cantori, S. Filippi, dir.

Fatte la ninna

Ho sempre affrontato volentieri il tema della ninna nanna.
Una forma breve, dove si concentrano pochi essenziali elementi; elementi che risalgono agli stadi primitivi della tradizione orale; elementi che conservano nell’impianto melodico marcati tratti modali, con l’impiego di gamme di poche note e di ambito ristretto.
Il compito di ri-formare un materiale musicale che per sua natura tende a circuitarsi nell’iterazione è una sfida stimolante.
Infine, l’immagine del sonno, dei bambini che dormono; l’incanto di un bambino che si addormenta stupisce e consola.

cipressiDiNotte


ascolta:


M. Zuccante, “Fides”, I Minipolifonici di Milano, N. Conci, dir.

Fides

Non ho ben chiaro il motivo per cui ho scelto Fides.
Desiderio di immedesimazione con il bimbo che sogna? o tentativo (fallace) di esorcizzare la cruda realtà della notte nera? Sono il cipresso che piange nella bufera, o il piccoletto figlio che dorme illuso? Poi c’è qualcosa che ti cattura immediatamente nella metrica. Forse quel dattilo ricorrente (scagliasi), o forse un altro ritmo. E ancora i colori, vermiglio, oro, nero. Infine, il titolo. Fides, fiducia, in che?
Eppure, è’ uscita di getto questa pagina di musica; buttata giù un paio d’ore prima che i bambini già la potessero cantare.

FIDES
[di Giovanni Pascoli, da
Miricae]

Quando brillava il vespero vermiglio,
e il cipresso pareva oro, oro fino,
la madre disse al piccoletto figlio:
Così fatto è lassù tutto un giardino.

Il bimbo dorme, e sogna i rami d’oro,
gli alberi d’oro, le foreste d’oro;
mentre il cipresso nella notte nera
scagliasi al vento, piange alla bufera.

bimboInculla


ascolta:


M. Zuccante, “Fatte la ninna agliu letto”, La Bottega Musicale, G. Cucci, dir.

Fatte la ninna agliu letto

Questa è una ninna nanna fatta con i glissati.
Un giorno un collega sentenziò che il glissato è un effetto gratuito e banale, soprattutto se eseguito dalle voci. Eppure, è uno dei giochi vocali nei quali più spesso indugiano i bambini. Lo scivolare in su e in giù tra le altezze è un gesto vocale perfettamente connaturato con la respirazione. Esso rappresenta un passaggio obbligato attraverso il quale prendiamo coscienza della nostra voce. Perciò vorrei correggere quanto sosteneva il mio collega. Il glissato non è un effetto banale, ma un atto elementare, fondante. Fare musica con elementi primari può essere, in vero, riduttivo, ma è una prova stimolante.

gustavMahler


ascolta:


M. Zuccante, “Hush little babbie”, L. Martelletto, dir.

Hush little babbie

Apprezzo il ricorso alla citazione. Non lo considero un vezzo erudito, ma un artificio attraverso il quale manifestare le affinità con altri autori, palesare i propri riferimenti.
Tra le note dell’arrangiamento di questa ninna nanna nordirlandese s’aggira lo spettro di Gustav Mahler. La citazione dalla prima sinfonia mahleriana non è un tassello isolato, ma un agente che informa l’intero brano.
Inoltre, questo non è un semplice richiamo, ma la citazione di una citazione! Un doppio antecedente che si rinnova.

renatoDionisi


ascolta:


M. Zuccante, “Fente le nane”, Le Istitutioni Harmoniche, S. Filippi, dir.

Fente le nane

Renato Dionisi è stato il mio maestro.
Come sanno fare i pochi bravi insegnanti, mi ha avviato alla composizione, spiegandomi le sole fondamenta del pensiero musicale, ma con estrema chiarezza e semplicità.
Al contrario, la maggior parte dei docenti inzuppano la testa degli studenti della loro erudizione, soffocando sul nascere estro e fantasia.
Questa è la sua dolcissima ninna nanna. E’ riemersa dai ricordi della sua infanzia.

ninnaConLibro


ascolta:


M. Zuccante, “Ninna nanna bresciana”, I Piccoli Musici, M. Mora, dir.

Ninna nanna bresciana

Una sottocategoria tra le ninne nanne è quella costituita dai testi in cui si esprime il disagio per la condizione femminile. Nell’intimo del gesto di conciliazione del sonno, la madre si duole, si commisera e si autoconsola per una malasorte o uno stato di insopportabile sottomissione.
Roberto Leydi osservava che «l’esecuzione “a freddo” di ninne nanne e su invito del ricercatore si risolve (quando ottenuta) con risate nervose, interruzioni, commenti fortemente limitativi del valore del documento. Un processo cioè, di difesa per proteggere qualcosa di molto intimo, molto personale, fortemente connesso con un particolare e “segreto” patrimonio interiore che non andrebbe divulgato» (R. Leydi, Le trasformazioni socio-economiche e la cultura tradizionale in Lombardia, Milano, 1972).
In questa Ninna nanna bresciana ho tradotto l’oscillazione ritmica del busto (il movimento che si fa per cullare il bambino, tenendolo tra le braccia), in un dondolio armonico tra modo maggiore e modo minore.

laBerceuse-2


ascolta:


M. Zuccante, “E la mi’ mamma”, PolifonicoMonteforte

E la mi’ mamma

Ancora una ninna nanna in cui si esprime, con dolore, la condizione marginale della maritata nell’antica società contadina.

E la mi’ mamma la me lo diceva:
piglia’ marito nun sarà ma’ bene;
andare a letto al lume della luna
il piatto in grembio il piede sulla cuna.

Quando ti credi d’andartene a dormire,
piglialo l’ago e mettiti a cucire,
quando ti credi d’andartene a letto
prendi il bambino e mettelo al petto.

[da un canto popolare senese]

Non ho speso molto in questo arrangiamento. In sintesi ho fatto leva su due elementi. Il primo è costituito dalle ripercussioni accordali della parte pianistica; il secondo dagli effetti di sfinimento vocale, per cui alla voce manca il fiato per intonare le ultime note della melodia. Ricerca di teatralità. Verismo. Tornano a galla reminiscenze pucciniane.

esBoheme

Non è forse questa la ninna nanna di Mimì che, sfinita, si addormenta per l’ultima volta?

valleDeiLaghi


ascolta:


M. Zuccante, “Ninna nanna en Val dei laghi”, Coro Valle dei Laghi, P. Chiusole, dir.

Ninna nanna en Val dei Laghi

Questa è una ninna nanna che ho scritto per un coro virile alpino.
L’ascolto di un coro alpino mi mette ormai malinconia. Ho la sensazione di avere vissuto il tempo del declino di questa tipologia di cori assolutamente autentica. Oggi invecchiano a vista d’occhio.
Qualche settimana fa, mi sono soffermato su un’emittente televisiva locale. Predicava le virtù del corpo degli alpini un noto e fanatico ex sindaco di una città veneta. A conclusione del suo enfatico discorso (pronunciato in uno stentato italo-veneto), si è fatto avanti un coro alpino. Vecchie, stanche e stonate penne nere, che hanno faticosamente intonato una celebre canta. Stonavano pure le inquadrature della telecamera. La ripresa indugiava sulla faccia del borioso politico, sulle fiere espressioni del viso, con cui egli cercava di puntellare le voci, ahimè svigorite, dei cantori.
Quale è la causa che sta provocando l’estinzione di questi cori?
Una volta, uno stimato direttore di coro della zona mi ha dato una sintetica spiegazione di tipo endemico: «Non si riesce a tirar su giovani leve; i nostri boce sono troppo presi dal lavoro e da far schei». Non mi ha convinto del tutto.
Diceva Pasolini: «Seduto sulla dura panca, guardavo il paesaggio veneto, e quel verde rosicchiato dall’autunno, quelle case isolate dove si diceva pare, mare, fradèo, gèrimo, l’è morto…».
E’ un mondo che finisce.

ragazzaDormiente


ascolta:


M. Zuccante, “Buonanotte fiorellino (De Gregori)”, Coro Città di Tolentino, A. Cicconofri, dir.

Buonanotte fiorellino

«Sì, c’è una canzone, che tra l’altro mi è venuta benissimo [Buonanotte Fiorellino], in cui ho coscientemente copiato la metrica e lo stile di un pezzo di Dylan, Winterlude. Te lo ricordi? E poi ho il sospetto che tutto il mio album Rimmel sia stato influenzato dal suono dylaniano» [F. De Gregori, da un’intervista a L’Unità, 1984].
Non so come sia andata a finire tra Dylan e De Gregori. Sta di fatto che la copiatura è inequivocabile. Forse l’atto di sincerità del cantautore romano ha smorzato in anticipo una controversia legale (sarebbe un miracolo!); oppure, si è convenuti ad una forma di accordo, che accontenta le parti.
Comunque, è paradossale che nella musica pop, là dove tutto tende ad omologarsi per ragioni di mercato, si inneschino le dispute più feroci per accaparrarsi i diritti di proprietà. Ma diritti di che, se quello che rivendico essere il mio è, in sostanza, uguale al tuo?

  mauro zuccante – 2009-08-21