Lucia Vallesi – intervista

M. Zuccante: Lucia, provieni da famiglia di musicisti argentini. Papà e mamma si sono dedicati entrambi alla musica corale. Un destino già segnato, quindi, quello tuo e di tua sorella Silvana.

L. Vallesi: Si, mia mamma era direttrice del Coro da Camera dell’Università Nazionale di Cuyo, (una formazione professionale). Mio papà, anche lui direttore di coro, ha avuto una stupenda carriera. Con il Coro Universitario de Mendoza, si è affermato, tra altri concorsi, nella prestigiosa competizione di Arezzo. Ha, quindi, ricoperto il ruolo di giurato ad Arezzo, ma anche in molti altri concorsi. Si è impegnato veramente tanto per la coralità in Argentina. Devo dire, però, che di cinque figli, solo in due siamo diventate musiciste. In ogni caso, troppi per una sola famiglia. A tavola, i miei fratelli chiedevano disperatamente che si parlasse d’altro!

M. Zuccante: Parla di tuo padre, Felipe Vallesi. Una figura illustre in patria, ma stimato anche all’estero per l’alto livello artistico che ha saputo esprimere nella sua carriera.

L. Vallesi: Mio padre è stato uno studioso, un musicista impegnato nell’attività corale, non solo col suo amato Coro Universitario, ma su tutti i fronti della coralità. Ha contribuito ad elevare assai il mondo corale, non solo sotto l’aspetto strettamente musicale. Gli sono stati attribuiti importanti meriti, fino ad ottenere il riconoscimento di membro dell’Accademia Nazionale delle Belle Arti in Argentina. Era una persona di carattere molto aperto ed amabile, ed aveva molti amici. Amato e stimato per la sua onestà intellettuale e la grandissima generosità nei confronti dei suoi colleghi. Tutt’ora mi sorprende che il suo ricordo sia ancora vivo in tantissime persone. La figura di direttore di coro, in generale, è stata importante in ambito musicale. Ma mio papà, non solo con il suo Coro Universitario, ha operato, affinché l’attività corale fosse prestigiosa per la città. Era un’uomo molto semplice. Ricordo che si alzava alle 6 tutti i giorni, per studiare e lavorare su tantissimi progetti. Non si riposava mai.

M. Zuccante: Al di fuori della cerchia familiare, dove si è compiuta la tua formazione in ambito corale e, più in generale, musicale?

L. Vallesi: Ho studiato violoncello e direzione corale presso l’Università Nazionale di Cuyo. Direzione orchestrale a La Plata (capitale della provincia di Buenos Aires). Successivamente, ho frequentato tantissimi corsi di specializzazione in Argentina, con maestri come Guillermo Scarabino, che mi ha lasciato tanto a livello tecnico. All’estero (Innsbruck) ricordo con particolare piacere un corso internazionale di musica contemporanea per direttori, sotto la guida di Eric Ericson, che già conoscevo da molti anni, grazie a mio papà.

M. Zuccante: Verso la fine degli anni ottanta – se non sbaglio – decidi di trasferirti in Italia. Perché hai scelto l’Italia? Nel complesso del panorama musicale, la musica corale in Italia non gode di un ruolo di primo piano.

L. Vallesi: Lavoravo già all’Università di Tucumàn (con il Coro da camera ed il Coro di bambini), quando abbiamo deciso di trasferirci in Italia. E’ stata una decisione presa all’interno della mia nuova famiglia (nel frattempo, infatti, mi ero sposata con un direttore d’orchestra).
Amo profondamente l’Italia e considero tutt’ora (nonostante i tanti problemi), che sia il miglior paese al mondo per vivere. Ho dovuto tornare in Argentina, ma sarei rimasta per tutta la mia vita a Verona.
In ogni caso, sebbene l’attività corale non goda di un ruolo di primo piano, ho constatato quanto sia progredita la situazione, dall’epoca in cui mi sono trasferita fino ad oggi. Ci sono stati eccellenti maestri, come Piergiorgio Righele e Roberto Gabbiani, che in quegli anni hanno fatto molto per la coralità italiana. Oggi, a Verona, Matteo Valbusa sta facendo un fantastico lavoro musicale e organizzativo. E Mario Mora – che non conosco personalmente – è un riferimento prestigioso per l’attività corale con i bambini.
Infine, mi ha sorpreso la qualità dei Concorsi corali italiani, Arezzo e Gorizia. Eccellente la loro organizzazione. Aspetto organizzativo che sarebbe ottimo al servizio dei cori italiani.

M. Zuccante: A Verona, hai fondato diverse realtà corali. In quali particolari direzioni hai indirizzato il tuo lavoro? Quali sono state le difficoltà iniziali e quali le soddisfazioni che ricordi con più piacere?

L. Vallesi: Ho dato vita al Coro di bambini di Bure e allo Studio Corale. E come struttura portante dello Studio Corale, nel 2008 ho fondato gli Appunti Corali. Abbiamo istituito l’Associazione Suite, nella quale, ai due cori, si è unita un’orchestra. Ho sempre lavorato con Cecilia Trucchi e tutt’ora abbiamo progetti insieme. Francamente, quello che ora ricordo con più orgoglio e piacere, è come è nato lo Studio Corale, mio amatissimo coro.
In Argentina ero abituata al fatto che le Istituzioni avevano al loro interno un coro, a cui offrivano appoggio logistico, nonché uno stipendio al direttore. Fin da subito, mi sono resa conto che in Italia non era così. Non importava. Avrei comunque avuto un mio coro. Come? non lo sapevo, ma non mi immaginavo senza di esso.
I primi tempi non parlavo la lingua, non conoscevo nessuno. Una vicina di casa mi ha contattato per conto di una scuola, la quale mi ha messo a disposizione un’aula per le prove di un coro ancora inesistente! Per 15 giorni ho pubblicato un annuncio sul giornale per le audizioni. Primo sbaglio, all’epoca. Non è venuto nessuno! L’ultimo giorno sono venute due sorelle (che tutt’ora cantano nel coro). Il passaparola ha fatto sì che, dopo 5 mesi dalle audizioni, abbiamo fatto il nostro primo concerto. Che soddisfazione!

M. Zuccante: Alla luce delle tue aspettative e della tua esperienza, che bilancio fai della coralità italiana? Parla sinceramente degli aspetti positivi e negativi, che hai riscontrato nel periodo di permanenza nel nostro paese.

L. Vallesi: Credo che in Italia – mi riferisco agli anni ’80 e ’90 – una persona con solo qualità musicali (e non), fondava un coro, senza essere in possesso di alcun tipo di formazione specifica. Motivo per cui molti cori sono stati condotti a cantare senza avere la consapevolezza della preparazione. Tanta buona volontà, ma ciò non basta. Col passare del tempo, ho notato che ci si è occupati della formazione del direttore. Problema che non si risolve da un giorno all’altro, ma che è stato affrontato e con ottimi risultati.
Credo che le istituzioni pubbliche e private italiane, dovrebbero farsi carico di sostenere l’attività corale. Non si rendono conto che è un’impresa veramente conveniente.
A Mendoza, la mia città, esistono cori che dipendono dalle università, dalle scuole, dai club, dalle banche, dalle biblioteche. Esiste persino il coro dell’Ospedale spagnolo. Sarebbe meraviglioso se in Italia si pensasse al coro come attività aggregante di ogni istituzione. In Argentina esiste addirittura una legge nazionale sull’attività corale. E ci sono anche le scuole corali (elementari, medie e superiori), in cui gli alunni frequentano una scuola ad indirizzo corale. All’università c’è il dipartimento di direzione corale, dal quale escono direttori formati. Ogni scuola, infine, ha un coro.
Io stessa, in questo momento, ho il Coro di bambini della Scuola Italiana XXI aprile, a Mendoza. In Italia, al contrario, non sono mai riuscita a creare un coro in una scuola, nonostante abbia avanzato tantissime proposte.

M. Zuccante: Spinta da quali nuove prospettive ti sei decisa per il ritorno in Argentina? In quali progetti si è concretizzata la tua attività artistica e didattica in questi ultimi anni?

L. Vallesi: Come ti dicevo prima, qui in Argentina ci sono molti cori, tra cui quelli professionali. Una realtà che mi offre l’opportunità di ritornare e dirigere il Coro Universitario, i cui 56 elementi sono stipendiati. E’ chiaro che, avendo un organico di 56 persone, 2 segretari, fotocopie, pianoforte e tutto ciò che occorre ad un coro per funzionare bene, ho potuto concretizzare progetti musicali molto belli. Non ultimo quello di ricevere uno stipendio interessante. L’incarico del direttore di coro è pareggiato a quello di un professore universitario con mansione esclusiva.

M. Zuccante: Nelle tue scelte musicali, in quale repertorio ti senti a miglior agio? Inoltre, in virtù delle tue competenze e della tua sensibilità, a quale tipo d’organico corale ti senti più vicina?

L. Vallesi: La musica contemporanea mi ha sempre attratta molto. Mi incuriosisce molto, ma soprattutto mi diverte molto. Non posso negare che quando eseguo i Liebeslieder di Brahms, o Mendelssohn o il repertorio romantico in generale, ringrazio ogni volta di essere una musicista. Il coro misto è l’organico perfetto, perché puoi anche dividere il gruppo in coro maschile e coro femminile. Realizzo, quindi, i programmi mettendo in successione brani per voci maschili, femminili e miste. Ma il mio grande amore sono le orchestre sinfoniche. Ho diretto varie volte qui ed anche in Italia. Il repertorio orchestrale mi affascina.

M. Zuccante: Infine, Lucia, ti chiedo di delineare – per quanto sia possibile in poche battute – la realtà corale attuale argentina e, più in generale, latinoamericana: cori, direttori di coro, compositori, organizzazioni.

L. Vallesi: Indubbiamente in America del Sud e America del Nord con tanti cori ed orchestre, i compositori hanno l’opportunità che i loro brani vengano eseguiti, e non rimangano in un cassetto. Inoltre, a causa del gran numero di realtà corali, ogni direttore vuole proporre qualcosa di originale nei suoi programmi. Ciò costituisce un grande incentivo per i compositori. Ci sono concorsi nazionali di composizione corale ed anche un concorso di arrangiamento per coro.
Le organizzazioni musicali sono sempre statali. Nelle università c’è il corso di direzione corale (a Mendoza fu istituito da mio papà). A La Plata, nel corso di direzione orchestrale potevamo contare su una piccola orchestra di 25 musicisti. Questo è molto importante nella vita professionale. Molti direttori si avviano alla direzione orchestrale facendo la loro esperienza direttamente con i professionisti. Personalmente penso che ci si deve preparare in profondità prima di affrontare un’orchestra. Lo stesso dicasi per i direttori di coro.
Sono tantissimi i compositori latinoamericani e veramente meravigliosi. Osvaldo Golijov, per esempio (carissimo compagno di studi a La Plata – molto divertente!), è un compositore sicuramente di alto livello. Penso che ci siano tanti compositori al mondo che hanno realizzato tantissimi brani meravigliosi, ma in America latina i brani nuovi sono una bella sfida. Vedere la reazione del coro, del pubblico, è meraviglioso! La tendenza in Italia, invece, è quella di mettere in repertorio solo quello che è collaudato. Ma allora, per chi scrive il compositore?

Lucia Vallesi

M. Zuccante, “Attende coelum” (da “Come polvere sulla bilancia”), Coro Istitutioni Harmoniche, L. Vallesi, dir. (2005)


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