Sillabari corali: “Q”

QUATRE PETITES PRIÈRES

DE SAINT FRANÇOIS D’ASSISE

per coro maschile a cappella (1948)

di Francis Poulenc

Un profondo e devoto fervore religioso ispira le opere corali sacre di Francis Poulenc. Nello stesso tempo, quelle pagine emanano una amabilità sonora, che attrae e seduce l’ascoltatore a livello di sensibilità fisica. Questa piacevolezza è data da una raffinata miscela di cliché stilistici antichi e moderni.
Le Quatre petites prières de saint François d’Assise, per coro maschile a cappella, avvalorano questa constatazione.
Si tratta di quattro brevi composizioni, realizzate dal musicista francese nel 1948, in risposta all’invito rivoltogli da un nipote (frate Jérôme Poulenc), per conto del coro del convento francescano di Champfleury.

L’impianto a cappella, i calchi di motivi gregoriani, le chiusure sulle quinte vuote, la natura modale del contesto armonico, le articolazioni ritmiche subordinate alla parola, richiamano le sobrie e austere prassi dell’antica polifonia sacra.


Es.1

Es.2

Es.3


Ma accanto alla mistica delle atmosfere antiche, ecco spuntare i segni della modernità, la malìa di seduzioni sonore secolari.
Le deviazioni dal contesto diatonico verso l’ambito cromatico. Gli spunti melodici dallo slancio lirico trascinante, sostenuti da progressioni armoniche che richiamano la tonalità tardo-romantica. Le frizioni dissonanti, generate dall’estensione degli accordi. La vaga voluttuosità degli intervalli di semitono, che si insinuano nel disegno melodico. La profondità timbrico-acustica prodotta dall’aggiunta delle note tenute (vocalizzate, o a bocca chiusa).

Es.4

Es.5


Es.6


Es.7

Nel linguaggio corale di Francis Poulenc l’eterogeneità degli elementi fluisce con naturalezza. È come se la natura spirituale e quella mondana del discorso musicale si fondessero in un unico livello.
Si tratta di un parallelo che riassume la stessa esperienza artistica e di vita del compositore, diviso tra la leggerezza dei generi musicali in voga, e la severità delle lezioni del passato; tra Belle Époque, cabaret e music-hall, e culto della classicità; tra l’esposizione al successo mondano, e il ripiegamento a una dimensione mistica del cristianesimo; tra una condotta disinvolta e stravagante, e la devota e sincera adesione alla fede religiosa.



 

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