Pier Paolo Pasolini ha pubblicato Il nini muart nella raccolta Poesie a Casarsa (1942), all’età di 20 anni.
Pochi, straordinari versi, in friulano casarsese, in cui si condensano le idee di vita (nascita, fanciullezza) e morte, in rapide, folgoranti immagini di alto contenuto simbolico: la sera, l’acqua, la donna incinta; il fanciullo, il suo pallore, le campane che suonano a morto.
Il nini muart
Sera imbarlumida, tal fossàl
a cres l’aga, na fèmina plena
a ciamina pal ciamp.
Jo ti recuardi, Narcís, ti vèvis il colòur
da la sera, quand li ciampanis
a súnin di muàrt.
Il fanciullo morto
Sera luminosa, nel fosso
cresce l’acqua, una donna incinta
cammina per il campo.
Io ti ricordo , Narciso, avevi il colore
della sera, quando le campane
suonano a morto.
(la versione in italiano è dello stesso Pasolini)
È una poesia che ho amato fin da subito, che mi ha fatto avvicinare alla produzione in friulano del giovane poeta. Quella produzione che, ancor oggi, apprezzo maggiormente, per la purezza arcaica e la qualità musicale dei versi.
Ho recuperato una vecchia registrazione della composizione, su questi versi di Pier Paolo Pasolini.